The Killer, la recensione

Dopo progetti come Mindhunter e Mank, continua la fedele collaborazione tra David Fincher e Netflix. Questa volta il regista si avvale di un soggetto trasposto da un fumetto del 1998 di Alexis Nolet aka Matz e Luc Jacamon, ovvero The Killer. Il racconto di un uomo misterioso e metodico, interpretato da Michael Fassebender, che subisce un crollo psicologico nel momento stesso in cui la sua cara e stretta identità viene inspiegabilmente violata. Da qui partirà una caccia all’uomo che metterà in seria difficoltà la sua routine e le sue ragioni. Nasce sempre un enorme curiosità di fronte a un film di David Fincher, complice anche il suo pubblico, sempre in cerca di personaggi iconici e la sua filmografia costellata da grandi cult. Tuttavia è opportuno mettere sin da subito le cose in chiaro: non troverete ribaltamenti narrativi o punti di vista che cambiano costantemente. Il ritorno al genere che lo ha reso popolare non attecchisce quanto avremo sperato. The Killer ha della iconicità al suo interno ed è rappresentata perfettamente dal personaggio di Fassbender. Un’ottima caratterizzazione che il regista inserisce sapientemente dentro i primi venti minuti del film. La sua ripetitività, la sua convinzione, i battiti del cuore che vengono scanditi come se fossero secondi. Tutto ciò che vogliamo sapere del protagonista è racchiuso in modo meticoloso nella scene iniziali della storia e al pubblico viene richiesta solo un po’ di pazienza.

Questo perché inaspettatamente la sceneggiatura cambia, forse anche in una maniera un po’ troppo drastica, passando da un voice over e una tensione degna di nota, ad un thriller tradizionale e quindi privo di originalità. Ovviamente non sconsigliamo la visione del film. The Killer rimane comunque uno spettacolo in grado di intrattenere perfettamente lo spettatore, di fargli passare due ore con gli occhi attaccati continuamente allo schermo e questo riesce non solo per il lato puramente estetico e tecnico, ma anche per il piacere di assistere alle interpretazioni dei suoi componenti, fra i quali spunta persino, con grande naturalezza , un cameo di Tilda Swinton. Anche se si respira una banalità di fondo, la messa in scena riserva alcuni momenti degni di essere menzionati, come le scene di combattimento dirette con grande precisione. La prova che anche la storia più prevedibile possa risultare quanto meno affascinante se affidata nelle mani di un grande regista come David Fincher. Se la sceneggiatura risulta essere il punto più debole dell’intera operazione, non possiamo dire lo stesso per gli altri comparti. Fa piacere vedere Fassbender, dopo una filmografia piuttosto altalenante, in grandissima forma e totalmente a suo agio nel personaggio. La sua è una prova equilibrata, concentrata sui dettagli, ma soprattutto credibile dalla prima all’ultima scena.

Accompagnata da una colonna sonora suggestiva e che si alterna con i brani dei The Smiths, The Killer si rivela una pellicola imperfetta, con lampi di genio che vengono soffocati da uno script che preferisce adeguarsi agli stilemi del genere. Un’opera ben lontana dalla qualità a cui Fincher ci ha abituato nel corso di tutti questi anni.

Classificazione: 3 su 5.

Scritta da Simone Martinelli

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