#CinemaOrientale: Zombie contro zombie di Shinichiro Ueda

Continuiamo questa rubrica con un titolo diverso dal solito, uno dei film più geniali e divertenti degli ultimi anni nel campo del cinema orientale: Zombie contro zombie di Shinichiro Ueda. A differenza dei precedenti titoli, il sottoscritto si trova un po’ in difficoltà nel cercare di raccontare o illustrare una trama che sia priva di spoiler. Questo perché ogni aspetto nel film di Ueda è fondamentale per sorprendere il pubblico e spiazzarlo continuamente. Tuttavia non posso lasciarvi a mani vuote. Immaginate una troupe televisiva all’interno di un edificio abbandonato. Nel bel mezzo delle riprese, viene menzionata una leggenda metropolitana inerente al luogo dove stanno girando che ha come protagonisti degli Zombie. Racconto che affascina sin da subito il regista dello sceneggiato televisivo, che si pone come obiettivo di riprovare a far rinascere questa cosiddetta storia macabra riportando in vita queste fantomatiche creature. Il tutto girato in piano sequenza. Sì, direi che possiamo fermarci qui. Zombie contro Zombie è la straordinaria prova di come le nostre idee possano dar vita a un ciclo continuo di suggestioni. Perché il film diventa spiazzante? Improvvisamente, senza rivelarne il motivo, la sceneggiatura si trasforma, passando da un horror a una commedia che illustra per filo e per segno tutti gli aspetti negativi e positivi del provare a fare cinema. Una straordinaria rappresentazione che farà sorgere anche più di un dubbio, specialmente nei primi 30 minuti, dove il confine tra spettatore e sguardo autoriale prenderà letteralmente il sopravvento.

Chi sta davvero guardando questo spettacolo? Siamo noi o il regista che tenta in tutti i modi di portare a casa il risultato? Un protagonista impacciato, dai movimenti goffi e che nasconde un dilemma e una tristezza interiore causato dal rapporto con sua figlia, con cui purtroppo non parla più da anni pur condividendo insieme un appartamento. Il cambio di prospettiva, specialmente a livello tecnico, permette a Shinichiro Ueda di scandire in maniera precisa i numerosi eventi esposti in questo script. Si passa da un piano sequenza con una qualità visiva non proprio eccelsa (ed è tutto perfettamente voluto) a una regia classica che grazie all’ausilio del montaggio accompagna i nostri protagonisti nel loro stress quotidiano. La prova lampante che non servono dei grandi budget per raccontare un’opera originale e carica di idee. Quello che conta è godersi il momento, vivere il mestiere del regista come un grande gioco dove tutti possono farne parte. Il cinema diventa un divertimento se condiviso insieme a persone che gli attribuiscono la stessa importanza. Questo è il messaggio principale che vuole raccontare Zombie contro Zombie. L’aspetto “orrorifico” è solo un pretesto per raccontare un genere che si presta facilmente a raccontare banalità, ma che può essere anche complice di immagini assolutamente fuori dall’ordinario. L’unico difetto che probabilmente si può riscontare è che non esiste una vera e propria colonna sonora, se non per il tema principale che ricorre più volte nel corso del lungometraggio. Una mancanza comunque di poco conto visto che con il passare del tempo comprenderemo come questo aspetto non sia poi così tanto importante.

Per cui segnatevi questo titolo, consumatelo fino all’inverosimile (dal momento che potete trovarlo anche in home video) e tenete bene a mente il nome di Shinichiro Ueda. Sono certo che nei prossimi anni ne sentiremo ancora parlare.

Scritto da Simone Martinelli

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